Ho un popolo numeroso in questa città: il documento nazionale
HO UN POPOLO NUMEROSO
IN QUESTA CITTA’
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Introduzione
1. In cammino verso la XVII
Assemblea Nazionale
Questa traccia di lavoro è uno strumento ad uso delle associazioni
parrocchiali, diocesane e regionali per immergersi nel cammino verso la XVII
Assemblea nazionale.
Si tratta di indicazioni per aiutare a svolgere un esercizio di
discernimento comunitario, così da verificare il cammino delle nostre
associazioni nel triennio passato e progettare con slancio e passione il lavoro
dei prossimi tre anni.
È un ausilio ed un invito affinché le associazioni possano
programmare un proprio percorso caratterizzato da uno o più momenti di ascolto,
preghiera e dialogo in preparazione alle Assemblee elettive: desideriamo che
queste siano vissute in bellezza e siano occasioni per disegnare il volto
dell’associazione e per definire i passi da intraprendere in ogni Chiesa locale.
Seguendo la traccia di lavoro, anche il percorso verso l’Assemblea
nazionale sarà costruito insieme, passo dopo passo, e tutti i contributi
elaborati, a tutti i livelli, potranno confluire nel Documento che sarà
discusso e votato durante l’Assemblea che si svolgerà dal 30 aprile al 3 maggio
2020.
Questa acquisterà valore se le realtà associative avranno svolto un
buon cammino assembleare e gli apporti di tutti saranno cifra della sinodalità
vissuta in associazione.
Il percorso di preparazione è espressione di Chiesa e momento forte dal
punto di vista formativo e spirituale; occasione di autentica vita associativa
ed espressione di democraticità nel rinnovo delle responsabilità. Esso si
propone come periodo favorevole per interrogarsi sulla situazione dell’AC nelle
Chiese locali e per rigenerare le scelte e i processi che intendiamo percorrere
nella Chiesa e nel nostro Paese, anche in sintonia con gli Orientamenti della
Chiesa italiana per il 2020-2025.
In questo tempo ci viene richiesto un continuo
discernimento che precede, accompagna e sostiene i momenti deliberativi e
decisionali, nell’ascolto attento dello Spirito che parla e delle persone con
le quali viviamo.
Il
percorso così strutturato sarà un’ulteriore opportunità per incontrarci come
cristiani laici e per “continuare ad
essere”, come ha detto Papa Francesco, “un
popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che
il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente
la storia in cui abitiamo”.2
2. La struttura di questa traccia di lavoro
Il testo biblico scelto,
le lettere contenute nell’Apocalisse (Ap 2,1-3,22), ci accompagna nella
verifica e nella sintesi del nostro vissuto, per fondare le scelte e le
decisioni che verranno di volta in volta assunte per il bene dei nostri
aderenti, delle nostre comunità, delle nostre città.
Il riferimento storico allo statuto del 1969 e alla nascita dell’ACR presente nel documento
richiama il nucleo fondante della vita associativa, da declinare con la sua
carica profetica e missionaria, secondo le esigenze del tempo: “È nella vocazione tipicamente laicale a una
santità vissuta nel quotidiano che potete trovare la forza e il coraggio per
vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo
lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza
di una responsabilità condivisa”.
1 “Non aver paura; continua a parlare e non
tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa
città io ho un popolo numeroso” - Atti degli Apostoli, 18, 10
L’itinerario
proposto negli ultimi tre capitoli ci aiuta a pensare il percorso
assembleare non come un singolo momento, ma come una strada fatta di vari
appuntamenti che ogni associazione potrà declinare secondo le proprie necessità
e peculiarità. In particolare, nel
capitolo 3 si vuole sottolineare il campo di azione dell’esperienza associativa
che deve riguardare tutto ciò che è umano; il capitolo 4 vuole fornire gli
stili con cui stare nel tempo di oggi e nel 5 si trovano indicate alcune scelte
che le associazioni possono fare proprie per il prossimo triennio.
Al termine dei primi quattro capitoli, sono indicati degli “esercizi di discernimento”, delle
domande per le associazioni diocesane e parrocchiali, che possono scegliere su
quale concentrarsi, per arrivare a definire delle attenzioni e degli impegni
rispetto a quanto contenuto nel capitolo di riferimento.
A tutti,
aderenti, responsabili, educatori, assistenti e amici dell’Azione Cattolica:
Buon Cammino!
1 – Scrutati dalla Scrittura
Il percorso
assembleare che l’Azione Cattolica compie ogni tre anni si configura come
“tempo forte” di sinodalità. Per vivere questo appuntamento come “momento
favorevole” è opportuno meditare le
lettere contenute nell’Apocalisse,
dettate da Gesù Risorto a Giovanni (cfr. 2,1-3,22). Si tratta di lettere che
possono aiutare le nostre associazioni, ad ogni livello, a compiere un vero e
proprio scrutinio, per confrontarsi con il territorio e con la Chiesa locale in
cui vivono.
A Efeso,
grande città, c’è una comunità che vive in pace, fedele alla dottrina degli
apostoli, e tuttavia, nonostante la sua perseveranza, ha perso il “primo
amore”, il “primato dell’amore”.
Smirne è una città dinamica, tuttavia la comunità cristiana che vi abita,
oltre ad essere insidiata da coloro che si proclamano Giudei ma sono “sinagoga
di Satana”, vive il complesso di essere ridotta al lumicino.
Pergamo è una città pagana; il Signore si presenta ai fedeli che dimorano in
essa con la “spada” della Parola, “affilata a due tagli”, attribuendo loro il
merito di non aver rinnegato la fede al tempo della persecuzione, ma
raccomandando pure di non scendere a compromessi con il peccato.
Tiàtira è un centro commerciale molto attivo con una comunità cristiana
altrettanto operosa, costante nella carità e nella fede, ma che “lascia fare a
Gezabele”, una falsa profetessa.
A Sardi,
una città dal passato glorioso, c’è una comunità a cui il Signore muove un duro
rimprovero: “Ti si crede vivo, e sei morto”; dietro la maschera dell’apparenza
si nasconde il vuoto di una vivacità che non esprime vitalità.
Filadelfia è una città agricola, piccola ma intraprendente; la comunità
cristiana che vi risiede, benché “abbia poca forza”, ha custodito la Parola.
Questo titolo di onore la rende beneficiaria di una promessa – “Ti custodirò
nell’ora della tentazione” – e destinataria di una confidenza da parte del
Signore: “Vengo presto”.
A Laodicea,
una città che vive nel benessere, si trova una comunità che versa nella
mediocrità: “Tu non sei né freddo né caldo”. Poiché è corrosa dalla tiepidezza,
il Signore la ammonisce severamente, facendo appello alla sua libertà: “Ecco:
sto alla porta e busso”.
Esercizi
di discernimento
1)
Ogni associazione di AC si lasci interpellare dalle
sette Lettere dell’Apocalisse per discernere il proprio volto/la propria situazione:
·
Avvertiamo il pericolo di associazioni che vivono in
pace, ma in realtà hanno perso la passione?
·
Sappiamo riconoscere nella condizione di “piccolo
gregge” la forza della profezia e negli adultissimi la memoria del futuro?
·
Siamo consapevoli che, nell’attenzione alla città,
“carità politica” e “carità pastorale” sono destinate a frequentarsi?
·
Siamo capaci di generare e sostenere processi di
discernimento comunitario, di “esercizio alto della sinodalità” o ci lasciamo
sedurre da tentazioni leaderistiche?
·
Quanto le nostre iniziative sono figlie
dell’abitudine e del “si è sempre fatto così”? Siamo capaci di stare in questo
tempo “segnato da dure prove e stimolanti avventure”, evitando la sindrome
della fuga?
·
Quanto l’impegno organizzativo rischia di chiuderci
in un atteggiamento di autoreferenzialità?
2)
A partire da questa analisi, cosa di bello e significativo
abbiamo da proporre ai territori in cui abitiamo e quali segni di speranza
cogliere dalla realtà in cui viviamo? Siamo capaci di essere grati per le
esperienze di bene che facciamo?
2 –A 50 anni dallo Statuto e dalla nascita dell’Azione
Cattolica dei Ragazzi
È vivo in noi l’eco dei festeggiamenti per il 150° anniversario
dalla nascita dell’Azione Cattolica. Davanti ai nostri occhi ci sono i tanti
archivi spulciati e risistemati, gli scatoloni pieni di pezzi di storia, di
volti, di gioie, di lotte, di speranze e soprattutto di significative
testimonianze: sono pagine che abbiamo riportato alla luce perché fossero
condivise tra le diocesi e soprattutto tra le generazioni.
E mentre da qualche parte in Italia ancora si celebra l’ultima
iniziativa per il 150°, si apre un’altra pagina di memoria: il 50° del
rinnovamento dello Statuto e della nascita dell'Azione Cattolica dei Ragazzi.
Il 1969 per l'associazione ha il volto di Vittorio Bachelet, presidente
di quel tempo bello e complesso segnato dal Concilio Vaticano II, alla luce del quale l'AC volle ridisegnarsi, dopo
che in tanti modi aveva contribuito a prepararlo.
Il nuovo Statuto, la nostra carta d’identità, è ancora
oggi dono per le future generazioni.
Nella sua
filigrana si leggono l’ecclesiologia di popolo del Concilio, che esortava alla
promozione del laicato ed esigeva la formazione della coscienza (Lumen Gentium, Gaudium et Spes); il
valore della vocazione laicale, della sua dignità battesimale, della sua
partecipazione alla missione della Chiesa e la richiesta che i laici
lavorassero per “illuminare e ordinare
tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano
fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e
Redentore.”4
Lo
statuto del ‘69 traccia un chiaro sentiero per ogni aderente di “essere fermento, seme positivo per la
salvezza ultima, ma anche servizio di carità…nella costruzione di una città
comune”5 sostenendo fortemente la “scelta religiosa”.
Essa è una scelta perché la fede esige la libertà ed è religiosa
perché si desidera e si lavora per una Chiesa che è annuncio del Vangelo per il
mondo, radicata nella vita di ogni persona.
La
nostra missione consiste nel continuare “l’Opera stessa di Cristo” e “non la trasmissione disarticolata di una
moltitudine di dottrine che si tenta di imporre”6 né un catalogo di peccati e di errori.
Lo Statuto del ’69 che ha disegnato un’AC popolare e democratica, ha
determinato anche la nascita dell'Azione
Cattolica dei Ragazzi: l'articolazione nata dalla vocazione educativa degli
adulti e dei giovani dell'associazione, ha considerato i più piccoli come
portatori di doni preziosi per la comunità ecclesiale e civile, protagonisti
del cammino di fede orientato alla missione, testimoni del Vangelo secondo la loro misura e i loro linguaggi.
Cinquant’anni non sono tuttavia un’occasione per guardarsi indietro
con il timore di un’eredità mai pienamente realizzata; un’intuizione è
veramente profetica quando è ripensabile in un contesto mutato, quando è in
grado di indicare direttrici più che un metodo, scelte essenziali più che
prassi.
Esercizi
di discernimento
1)
Come possiamo rilanciare le scelte profetiche dello
Statuto, in particolare la scelta religiosa, la scelta democratica e la scelta
associativa alla luce delle indicazioni dell’Evangelii Gaudium?
2)
Quanto e in che modo i ragazzi oggi si sentono
protagonisti nell’associazione, nella Chiesa e nel mondo?
3 – Tutto ciò che è umano ci
riguarda
L’Azione Cattolica è lì dove sono tutti. Viviamo questo
tempo come una grazia, come un invito a incontrare le persone e a lasciarci
interpellare dalla realtà nella quale viviamo e nella quale riconosciamo la
bellezza della complessità senza semplificazioni che la riducano a schemi e
stereotipi. Questo ci induce a leggere la realtà nelle sue molteplici
manifestazioni: diversità di pensiero, varietà di culture, forza e fragilità
delle relazioni, risorse e criticità dei territori. Di tutto questo siamo chiamati
a cogliere la ricchezza, le intuizioni e i segni dei tempi per saper agire con
spirito di discernimento.
La missione non
è un’incursione temporanea, ma un’immersione nel mondo che si nutre di
desiderio, di stupore, di fiducia e di speranza. Dobbiamo farci trovare lì dove
le persone abitano, lavorano, studiano, giocano, soffrono. La missione è il
frutto maturo che spinge ad accogliere anche chi non conosciamo, con il sincero
desiderio di riscoprire la bellezza dell’essere comunità.
Questo è il tempo per chiederci non tanto “chi siamo?”, quanto “per
chi siamo?”; a questa domanda possiamo dare risposta mettendoci a servizio
della realtà e del territorio in cui siamo radicati.
Papa Francesco ci
ha ricordato che “La missione non è un
compito tra i tanti nell’Azione Cattolica, è il compito”7
Siamo chiamati a vivere il tempo della prossimità come antidoto alla “globalizzazione dell’indifferenza”,
come ci ricorda il papa. Farsi prossimi all’altro per ascoltare i problemi e i
bisogni, le attese e le speranze di chi come noi vive la quotidianità della
vita. Farsi prossimi per accogliersi e condividere un tratto di strada insieme,
come “fratelli in umanità”, al di là di ogni appartenenza, fede, cultura,
perché l’essere uomini ci accomuna. Farsi prossimi è il passo
necessario per essere comunità; per aiutare le persone a stare
dentro le fatiche del vivere, che spesso generano situazioni di solitudine e
smarrimento.
È tempo di promuovere la cultura della fraternità, anche se questa sembra essere oggi una parola difficile
che può generare sentimenti di chiusura, in quanto unica via percorribile per
costruire una società capace di futuro. La fraternità, sebbene da sempre
carattere essenziale della vita ecclesiale, si ritrova ad essere “la nuova
frontiera del cristianesimo”, una frontiera che non è un confine ma l’orizzonte
che ci orienta. L’immagine di questo orizzonte ci invita ad uscire fuori dagli
schemi consolidati e dagli equilibri rassicuranti, andando incontro soprattutto
agli ultimi.
Questo è il tempo per chiederci che cosa vogliamo costruire insieme agli altri. Occorre
mantenere alto il coraggio di stare dentro le situazioni ordinarie della vita,
dentro le istituzioni, le nostre famiglie, le nostre comunità, con il desiderio
di costruire per il bene di tutti.
A volte corriamo il rischio di un atteggiamento disfattista che
pensa che costruire sia una fatica inutile. Altre volte ci lasciamo prendere da
una sorta di efficientismo, con la pretesa di raggiungere un risultato ad ogni
costo. Altre volte ancora pensiamo sia più semplice delegare a qualcuno il
compito di affrontare i problemi, di cambiare le situazioni. Come laici di AC,
riteniamo sia sempre più urgente non stare a guardare, ma continuare ad agire
dentro i contesti in cui viviamo con speranza, pazienza, collaborazione,
creatività.
Esercizi di discernimento
1)
Quali sono, nel concreto delle nostre realtà, le
esperienze in cui coltivare atteggiamenti di prossimità e fraternità?
2)
Quali processi di ascolto/inclusione inneschiamo nei
nostri territori? Chi sono le persone a cui ci sentiamo chiamati a rivolgerci?
Che cosa ci impedisce di vivere la missione come “il compito” principale dell’AC?
4 – Per un’AC sinodale e a
misura di tutti
Essere un’AC “per”, cioè un’AC che si lascia definire dal primato
della missionarietà, della prossimità, della fraternità, vuol dire oggi
coltivare alcuni stili nel nostro cammino.
Ci impegniamo a costruire reti e relazioni, che siano ricchezza per
ciascuno al servizio della comunità, individuando assieme ad altri le “cose da
fare” e sforzandoci di mantenere “un passo comune”.
Ciò richiede una formazione continua, audacia e tanta creatività,
per essere in grado di affrontare le sfide del nostro tempo e del nostro
territorio.
Sono tutti impegni la cui efficacia dipenderà dalla coerenza del
nostro essere con il nostro agire e che richiedono passi in avanti su due
fronti: la sinodalità e l’essere a misura di tutti.
1.
Sinodalità
La sinodalità8
è un cammino in
cui si cresce e che siamo chiamati ad apprendere giorno dopo
giorno. Esso
presuppone una conversione personale per generare vitalità ecclesiale e
sociale. Come
8 «Una Chiesa sinodale è una Chiesa
dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”» (Papa
Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario
dell’istituzione del sinodo dei vescovi,
17 ottobre 2015 e Documento della Congregazione per la dottrina della
fede, marzo 2018) «Il cammino della
sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Papa
Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario
dell’istituzione del sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015).
laici di AC siamo chiamati a valorizzare tutte le posizioni e il
dialogo che ne scaturisce, considerando le fatiche, le perplessità e la
ricchezza che ciascuno apporta.
Dobbiamo preferire la possibilità di incontrare le persone per
ascoltarle, dialogare con esse ed accogliere i diversi punti di vista, al fine
di condividere le scelte.
L’AC abita le parrocchie e le città come esperienza di
ragazzi, giovani e adulti che camminano insieme. Attraverso l’esperienza dei
propri processi e organismi democratici offre alle comunità un contributo che
le accompagna a vivere l’esperienza di comunità chiamate a camminare insieme.
L’AC, esperienza di comunione e di ecclesialità, si
impegna negli organismi diocesani e parrocchiali.
2. A misura di tutti
L’AC è chiamata a essere sempre più a misura di tutti,
motivando ogni decisione e ogni scelta che compie (educativa, formativa,
organizzativa), facendone comprendere il “cosa”, il “come” e il “perché”.
Deve essere possibile ad ogni socio partecipare attivamente e
responsabilmente alla vita associativa; per questo essere a misura di tutti
significa essere casa accogliente per chiunque.
Aprire spazi di creatività associativa consente ad ognuno, nelle
varie condizioni di vita e di lavoro in cui si trova, la possibilità di donare
il possibile e il meglio di sé, condividendo con altri le responsabilità e le difficoltà.
Leggere il contesto, misurare la propria azione e
verificarne gli esiti, può aiutare l’AC a migliorare la vita associativa,
rendendola una esperienza replicabile e proponibile a tutti.
Esercizi di discernimento:
1) Come acquisire e
mantenere uno stile sinodale? Cosa l’AC già sta facendo da questo punto di
vista? Quali ulteriori prassi ed esercizi privilegiare per aiutare a progettare
l’azione pastorale nelle parrocchie? E come essere aiuto all’esercizio della
sinodalità in quelle parrocchie che condividono un cammino comune (unità
pastorali, comunità pastorali, comunioni pastorali)?
2) Quali modalità
ricercare per un’AC che appassiona? In che
modo l’AC può essere casa accogliente per tutti coloro che incontra, ognuno con
la sua storia, i suoi tempi di vita, le sue ferite, le sue ricchezze?
5 – Scelte che guardano
lontano
A questo punto del percorso la sinodalità e l’essere un’AC a misura di
tutti devono tradursi in alcune scelte lungimiranti.
Ora occorre far emergere il buono che è stato fatto con la volontà
di proseguire il cammino, immergendosi nelle novità che il Signore ci ha posto
di fronte con nuove sfide, con atteggiamenti da migliorare, strade da
abbandonare e nuovi processi da generare, senza avere la pretesa di fare tutto
o di fare le cose meglio degli altri o, peggio ancora, nonostante gli altri.
Per dare concretezza agli esercizi di discernimento che abbiamo
compiuto proponiamo alcune possibili attenzioni, rispetto alle quali assumere
degli impegni.
Ogni realtà associativa potrà assumere, adattare ed integrare le
attenzioni proposte e affrontare quelle domande che ritiene necessarie, per il
proprio contesto, per essere un’AC sinodale e a misura di tutti.
Per curare i
luoghi della condivisione e progettazione associativa (Consigli e Presidenze,
équipe, coordinamenti) e i luoghi di comunione, collaborazione e
corresponsabilità (Consigli pastorali, Consulte delle aggregazioni laicali…)
|
Scegliamo
di…
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Per partecipare
attivamente ai processi di cambiamento in atto nelle Chiese locali (unità
pastorali, parrocchie cittadine…)
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Scegliamo
di…
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Per
accompagnare le fasi dell’esistenza, in particolare la vita dei piccoli, dei
giovani, delle famiglie, degli adultissimi
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Scegliamo
di…
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Per tessere legami di fraternità negli ambienti di vita
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Scegliamo
di…
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Per avviare una
riflessione condivisa sugli itinerari di iniziazione cristiana con gli altri
soggetti coinvolti all’interno delle nostre comunità
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Scegliamo
di…
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Per accogliere
le fragilità e le difficoltà di persone e famiglie, rendendoli
protagonisti di un cammino di crescita comune, e per essere sempre più laici
accompagnatori della vita e della fede di altri laici
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Scegliamo
di…
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Per coltivare, come comunità, la vocazione educativa delle persone,
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Scegliamo
di…
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Per dare
rilevanza agli aspetti sociali e politici nei nostri cammini formativi e per
accompagnare i soci impegnati in politica,
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Scegliamo
di…
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Per continuare
a costruire alleanze aprendo spazi di confronto e collaborazione con altri
soggetti che, come l’AC, hanno a cuore il destino dell’uomo e vogliono
accompagnarlo attraverso sentieri di sviluppo, di pace, di solidarietà, di
sostenibilità e di rispetto reciproco
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Scegliamo
di…
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Per educarci ad essere cittadini responsabili che sanno abitare
l’ambiente digitale
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Scegliamo
di…
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